In cerca di un nuovo ribaltone
ANCORA SI CERCANO RIBALTONI Nonostante le varie interpretazioni sulla situazione politica venutasi a determinare dopo l’esito del voto alla Camera sulla sfiducia al sottosegretario Caliendo, che ha mostrato un governo non più in maggioranza, è ormai opinione diffusa, nonostante qualche smentita, che ormai si corra diritti al voto anticipato. Solo sulla data può esserci qualche dubbio, ma è solo questione di tempo. D’altra parte, come affermano giustamente alcuni commentatori politici, in un Paese normale, con un governo in minoranza, le elezioni politiche sarebbero state già state fissate. Ma, come si sa, l’Italia da più tempo non è tale e quindi non valgono regole e prassi, per cui si assiste al paradosso che i partiti di governo vogliono le elezioni e quelli dell’opposizione le vogliono evitare, ovvero, le temono, salvo Di Pietro che ritiene che sia questo il momento di debolezza del governo e di Berlusconi e quindi potersene liberare definitivamente. Sull’ipotesi di Di Pietro non ci soffermiamo perchè dettata da un livore personale, che, come è noto, non porta ad analisi politiche pertinenti e serene. Tutti gli altri, e segnatamente tutta la cosiddetta opposizione, invece di esigere il ricorso alle urne per far decidere la volontà popolare, cercano ogni modo possibile per evitarle. E come? Mediante il ricorso ad un vecchio espediente: il cosiddetto governo tecnico o altrimenti variamente definito. Sostanzialmente un ribaltone, con “chi ci sta, ci sta”. Ora, che sia Casini, Rutelli, Fini, Grillo o qualche gattopardo italico, a volere questa riedizione di un inciucio senza ne capo e ne coda, può anche essere compreso. I tre nuovi “centristi” e qualche altro, hanno bisogno di un pò di ossigeno e soprattutto di potere per poi poter affrontare una campagna elettorale (la più lontana possibile) e far dimenticare tradimenti, voltafaccia, e le vere motivazioni delle scissioni dai partiti. Ma che a questi tre moschettieri si possa accomunare il Partito Democratico, “…Purché ovviamente ne stia fuori uno solo: Lui, l’Orco”, come ha scritto sul Corriere della Sera di giovedi scorso Ernesto Galli Della Loggia (perchè di questo si tratta, e Bersani lo ha espressamente detto in una intervista a Repubblica), appare francamente frutto di estasi politica che rivela davvero la realtà di un Pd che teme le elezioni perchè sa di perderle e di un centro sinistra che, in perenne ricerca di scorciatoie giudiziarie o parlamentari, non avrà in tal modo mai la capacità di una propria idea programmatica e strategica per essere scelto dai cittadini elettori e per governare con dignità il paese. Il Pd, al lavoro politico sodo e costante, alla costruzione di un partito che sappia anche costruirsi una solida coalizione maggioritaria, pare continui a preferire inciuci e ribaltoni che ingarbugliano ancor di più la politica italiana, degradano la politica e rimandano alle calende greche un progetto condiviso ed approvato dagli italiani, con una caratterizzazione moderna e progressista che, certo, non può, senza provare vergogna, essere attribuita alla presenza in un governo di un Casini o addirittura di un Fini. Quest’ultimo un ex neofascista in cerca di legittimazione democratica anche a sinistra, dopo lo sdoganamento operato da Berlusconi.