Rieccocci

Dopo una lunga pausa, dovuta a motivi non dipendenti dalla nostra volontà, riprendiamo la rubrica. Ribadiamo, nell’occasione che la rubrica è aperta a tutti. Basta inviarci la “nota” tramite l’indirizzo email di Presila (presila80@libero.it). Bene. Alcuni quotidiani di oggi ( scriviamo il 28 febbraio) ritornano su una questione non nuova e che nemmeno appassaiona molto, quella delle dimissioni dalla carica di Presidente della Camera dei Deputati dell’on. Fini. Dimissioni fotremente sollecitate dal Pdl in quanto il presidente non rappresenta più chi lo ha eletto. Non che la faccenda appassioni molto perchè ormai in fatto di mortificazione delle istituzioni ci siamo abbastanza abituati. Ma l’argomento che ci ha colpito è quello proposto da Fini per giustificare la permanenza in un incarico super partes che egli obiettivamente non può più garantire. Egli, in sostanza afferma: poichè con Berlusconi, prima delle elezioni, si era raggiunto un accordo che prevedeva a lui la Presidenza del Consiglio e a me quella della Camera dei Deputati, se deve venir meno il mio incarico, deve dimettersi anche lui. Se questo è l’argomentare del grande politico Fini, c’è da rimanere allibbiti e si rimane anche sconcertati che un centrosinistra, ondeggianre e malfermo, possa avallare per puri motivi opportunistici e provvisori, lo spregio delle istituzioni messe nel gioco delle ambizioni e delle ripicche personali. Dovrebe essere molto chiaro che la rappresentanza delle istituzioni dovrebbe essere tenuta estraea dalle beghette di bottega e dagli interssi personali che no9n mostrano nessun senso dello Stato. Ma evidentemente sia a destra che a sinistra, l’opportunismo quotidiano e contingente ormai prevale su tutto. Una spavalderia preoccupante per le sorti di una grande democrazia comne la nostra, finita in mani di una classe dirigente di pessimo livello. D’altra parte, i politici che da noi vorrebbero apparire nuovi e rinnovatori, in altre democrazie, vedi l’Ighilterra o gli Stati Uniti,alla stessa età scrivono già le loro memorie di governo. Si critica tanto Berlusconi, ma alla fine si accetta anche il suo criterio di “gioventù”