Tante proposte, ma poi?

Dall’abolizione delle Province alla riduzione del numero dei parlamentari, al taglio dei vitalizi a deputati, senatori e consiglieri regionali: le proposte di taglio agli ormai famigerati costi della politica sono innumerevoli e soprattutto bipartisan. Con un picco nell’ultimo mese, in corrispondenza dei sacrifici chiesti dal governo ai cittadini con la manovra economica, non solo l’Italia dei Valori, che della battaglia contro la ‘casta’ ha fatto la sua bandiera, ma anche Pd, Udc, Fli e lo stesso esecutivo hanno annunciato e messo nero su bianco ipotesi – per ora rimaste tali – di misure contro i privilegi della politica. Riduzione dei Parlamentari – La proposta più gettonata, che sembra mettere d’accordo davvero tutto l’arco costituzionale, è quella della riduzione del numero dei parlamentari dagli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori) a un numero più contenuto. La medaglia del taglio più vertiginoso in questo senso la vince il partito di Antonio Di Pietro che con il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, propone di scendere a 300 deputati e 150 senatori. Non scherza con le sforbiciate neanche il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, autore della bozza di riforma costituzionale che il governo dovrebbe varare in Consiglio dei ministri i primi di settembre: per il leghista basterebbero 250 senatori e 250 deputati. Per il Pd i membri della Camera dovrebbero scendere a 400 mentre quelli di Palazzo Madama a 200. Identica proposta è stata presentata a Montecitorio dal leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Più modesto il taglio proposto da Antonio Pepe (Pdl) che vorrebbe 500 deputati e 250 senatori. Meno parlamentari chiede anche Fli. Una pioggia di proposte insomma, già assegnate alla commissione Affari Costituzionali, dove l’esame però non è mai iniziato e la strada per la doppia lettura che richiedono le modifiche costituzionali non è affatto in discesa nonostante le buone intenzioni. Nel mirino anche le retribuzioni dei parlamentari e i vitalizi. Il Pd punta a modificare la legge del 1965 che lega la retribuzione dei parlamentari alla retribuzione dei magistrati italiani, per scegliere un nuovo parametro. L’obiettivo è di allineare l’Italia alla media delle retribuzioni dei parlamentari degli altri paesi europei. Quanto ai vitalizi, i democratici propongono, con una decisione interna alla Camera e al Senato, di rivedere quelli dei parlamentari riportandoli al sistema previdenziale in vigore per tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps. Una proposta per l’abolizione del vitalizio per i parlamentari nazionali e per i consiglieri regionali è arrivata dall’Idv all’indomani dell’approvazione del bilancio interno della Camera il cui esame è stato caratterizzato dallo scontro tra i dipietristi e il presidente della Camera: i primi chiedevano con un ordine del giorno che Montecitorio si impegnasse ad abolire i vitalizi dei deputati. La terza carica dello Stato lo ha stoppato dichiarandolo inammissibile: abolire i vitalizi già acquisiti non si può, ha spiegato il primo inquilino di Montecitorio, sollecitando però un intervento legislativo sui vitalizi che verranno.