Meglio vecchi e bravi che giovani e incapaci!

Sul tema vecchi e giovani, molto ricorrente nel dibattito politico, segnalo un interessante articolo di Vittorio Sgarbi, pubblicato su “Il Giornale” del 15 settembre 2012. MEGLIO VECCHI E BRAVI CHE GIOVANI E INCAPACI, di Vittorio Sgarbi. – Fa impressione come nel nuovo non ci sia niente di originale. Alla ricerca di una identità, tutti si affannano intorno a qualcosa che li distingua e, invece di un pensiero, esprimono una identificazione geografica. Incerti di dove stare, indicano una patria per non farsi riconoscere e fanno senza farsi capire. Ed ecco, allora, non più Casini ma , sfilandola a Berlusconi, che, a sua volta, amplificandola, voleva una , essendo partito da . Una condivisibile esortazione. Ma qualcuno aveva fatto di più, non una semplice ma una . E perché farci mancare, visto che ancora non c’è, un’? Ci ha pensato, originalmente, Montezemolo. Così siamo circondati da Italie, tutte diverse e una contro l’altra, con sottili distinguo. E, però, anche questi, tutti uguali cercando di superarsi in banalità. Montezemolo lamenta che Casini ripropone gli stessi nomi, da Pomicino a De Mita, da Buttiglione a La Malfa, da Pisanu alla Polverini. E cosa può volere il nuovo se non uomini nuovi? Un pensiero originale. Identico a quello di Renzi che, nello stesso giorno in cui Montezemolo contesta Casini, vuole mandare a casa Veltroni, ormai vecchio e usato, e naturalmente D’Alema, Bersani, Rosy Bindi, e tutti gli altri vecchi, con una regola inflessibile: . E Grillo? Poteva essere Grillo da meno? Stando in vacanza, allenandosi per la traversata dello Stretto a nuoto, ai bagnanti dice: . Rinnoviamo anche i nuovi. A casa quelli di cui si comincia a riconoscere il nome, non il pensiero, perché non l’hanno mai avuto o mai una idea originale, mai una cosa concreta. E però, appena ti sei fatto un nome, anche magari ribellandoti al capo: . Senza pietà. Senza distinguo. Uno non fa in tempo a far sapere che si chiama Favia che lo mandano via. D’altra parte ci sono . Vanno rispettate. Lo ha stabilito un genio come Grillo, noto per alcune divertenti divertenti barzellette, e, improvvisamente, statista, resistente nel tempo perché senza : . Artisti come Tiziano, Rembrandt, Renoir, Picasso, non hanno fatto due mandati ma sono stati eternamente giovani e pronti. Un politico inutile, , lo era anche da giovane, al primo mandato. Ma Benedetto Croce era meglio di Renzi e Cossiga più vivace di Grillo. E non risulta che Pollock rimproverasse a Picasso di essere vecchio. Meglio vecchi e buoni che giovani e coglioni. Così, avendo studiato poco, i Renzi, i Montezemolo, i Grillo se la prendono con i vecchi invece che con gli stupidi, con gli incapaci, e negano l’importanza fondamentale dell’esperienza. Certamente non avranno mai letto Benedetto Croce che, su un altro che è a loro caro, scriveva: . E, infatti, l’unica distinzione non è tra giovane e vecchio, non tra chi ha tre mandati e chi nessuno, ma tra capaci e incapaci. E poi, entrando nel dettaglio, questi , che tanto eccitano le fantasie di Renzi e di Grillo, si contano solo se dello stesso tipo. Se invece che del nome , originalissimo, proprietà di tutti gli italiani, del numero dei mandati e dell’età anagrafica si preoccupassero di esprimere un’idea, un pensiero, che mai non si trova nelle loro parole ovvie e ripetitive, potremmo capire che cosa li distingue. Altrimenti dovremo convenire, con Bersani e con D’Alema, che è meglio un usato sicuro di un nuovo che non esiste.