Habemus Papam
Proprio così. Pare che lo spirito santo abbia finalmente illuminato il tanto invocato Supermonti. Lo ha avvertito il piccolo conclave costituito dai “giovani” cardinali, da giorni genuflessi: il Pierferdinando, dispensatore di omelie: il fido Cesa, detto il fantasma (messo li nella vigna dell’Udc a far da palo): il Luca, dal nome lungo come un giro della Ferrari; Bonanni, ancora incerto sull’uscio, sovrastato dall’ombra della splendida carriera politica del suo predecessore: il ministro con la barba incolta che ha ritrovato il gusto della parlantina e intrattenitore televisivo in attesa dell’evento. E poi qualche vescovo, evaso dalla chiesa del silenzio berlusconiana, in sala d’aspetto in attesa dell’unzione, tra i quali spiccano Beppe, dei tempi di Moro, e Franco, giovane rampante, aspirante ad incarico planetario. Il Messia, quindi si sta incarnando, pronto a guidare i suoi apostoli alla conquista dell’italia povera e sofferente, da redimere con nuove tasse, maggiore disoccupazione, tecnicamente agendata. Fuor di metafora, lo stato maggiore è pronto. Qualche benedizione pure. Si può avviare la costruzione del grande (ipotetico) Centro. Mai evocare la vecchia Democrazia Cristiana. Saranno vecchi i generali, ma il nome no. Meglio evitare. Bersani, aspirante premier, incassa. Ostenta perbenismo. Chissà. Meglio non contrapporsi. Una possibile futura alleanza è sempre nel cassetto, Non valutando un rischio serio: quello che gli elettori possano ritenere che per realizzare la cosiddetta “agenda”, meglio sia l’originale che la fotocopia. Per adesso ci fermiamo qui.