Fateci governare, ma girati dall’altra parte
Che Bersani sia condizionato da un partito nutrito per un ventennio di un antiberlusconismo viscerale ed astioso, sostituito ad una legittima contrapposizione politica e culturale, lo si intuisce dal suo caparbio rifiuto di dar vita ad un governo, definibile come si vuole, capace di affrontare efficacemente la grave crisi economica e per mostrare all’Europa e al Mondo un Paese unito e solidale capace di interloquire e contribuire con prestigio ad una inversione di rotta delle scelte della comunità europea. Dopo aver sperato, perdendo molto tempo ad un improbabile accordo con i 5 Stelle, o quanto meno alla scissione di una ventina di nuovi Scilipoti, si intestardisce a proporre il “governo del cambiamento”, senza maggioranza. Una posizione quella di Bersani che suscita unanime perplessità, anche tra coloro che non sono teneri col centrodestra. La logica è questa: Bersani costituisce il governo di minoranza, poiché non vuole “mescolarsi”, per usare un termine Vendoliano, con gli “impresentabili” del Pdl. Ma dagli stessi “impresentabili” vuole un consenso sottoforma di astensione o altro, che, volgendo il capo dall’altra parte gli consenta di governare. Una scemenza, come la definiscono in molti, e non a torto. Parliamoci chiaro. Il Pd, che non aveva previsto la sconfitta ubriacato dalle “Primarie”, è ancora in stato confusionale, ostaggio degli antiberlusconiani di professione, con in testa quelli di Repubblica. Ma il Pd non comprende che per le prossime elezioni, che sembrano imminenti, prepara l’ennesima vittoria del Cavaliere. Il quale sarà considerato il vero tutore degli interessi nazionali.